lunedì 3 maggio 2010

Il senso della vita

- Muoio, muoio, mi fate morire! - questa è la mesta litania del padre di mia moglie da
quando non è più autosufficiente ed è costretto a letto, con tanto di badante a part-time.

Non è mai stato un uomo socievole, né affettuoso, e ormai abbiamo ascoltato il suo deprimente
mantra talmente tante volte che, semplicemente, non lo sentiamo più.
Ieri mattina sono andato a pulirlo e l'ho trovato del solito umore rassegnato, mentre
assisteva ad una televendita di attrezzi di fitness ad un volume assurdo. Ho silenziato il
televisore e mentre lo cambiavo abbiamo iniziato uno dei nostri soliti dialoghi surreali.

- Muoio, muoio!
- No che non muore.
- No?
- No.

...

- Ma che fai? Mi fai morire!
- No, no, un attimo che ho finito.

...

- Basta, basta, ma perché mi deve capitare tutto questo? Voglio morire!
- No che non vuole morire.
- No?
- No.

...

All'ennesima replica mi sono fermato, l'ho osservato meglio e ho pensato che forse in quell'istante avrebbe potuto davvero ascoltarmi.

- Muoio, muoio, voglio morire!
- No che non vuole morire.
- No?
- No, lei non vuole morire, vuole solo essere accudito, nutrito e coccolato.

E' rimasto folgorato. Si è tolto per un attimo la maschera del sofferente e mi ha sorriso
con gli occhi scintillanti.

- L'avete capito allora, eh?
- E' da mo' che l'ho capita. Avrò studiato per qualcosa no?! - gli ho risposto ammiccando.

La reciproca libertà è durata pochi secondi, poi siamo ritornati al solito copione.