martedì 11 marzo 2008

Televisione senza respiro

Ieri sera, abbiamo fatto un po' di zapping in televisione, evento raro perché di solito la TV è accesa solo sui canali di cartoni animati di mio figlio. Mia moglie ha cominciato a guardare la prima puntata del nuovo show di Simona Ventura, XFactor, mentre io giocavo con Lorenzo in camera sua, poi ci siamo dati il cambio e mi sono incuriosito anch'io.
Normalmente sono molto diffidente verso i programmi televisivi, non mi piacciono le conduzioni urlate, i primi piani esasperati con lacrima automatica e tutti gli altri trucchetti strappa-ascolti di cui si abusa nei programmi, ma XFactor mi sembrava ben fatto e presentato anche in maniera simpatica, così non ho cambiato canale. La prima impressione del programma è stata di una grande professionalità, tempi serrati, ma non all'eccesso, presentazione dei concorrenti con brevi videoclip girati alle selezioni e in famiglia, giuria piccola ma di impatto (la star della TV che fa ascolto, il cantante famoso e anticonformista e la professionista del settore disposta a impersonare la cattiva di turno).
Nonostante tutto ho cominciato presto a sentirmi soffocare ed in breve ho capito il trucco. Per tutta la trasmissione non c'è un momento di stacco, le emozione dello spettatore sono continuamente sollecitate, sia che si tratti della presentazione di una canzone, di un video della famiglia o di un primo piano del dopo esibizione. Il massimo del pathos si raggiunge ovviamente nel momento in cui ciascun capitano deve decidere chi abbandonerà la propria squadra. Qui l'enfasi su ogni frase e su ogni occhiata era tale che ho voluto fare un gioco, ho guardato tutta la sequenza dell'eliminazione senza sonoro, ed in effetti non c'era bisogno di parole. In due minuti di orologio sono stati compressi tutti i messaggi che potevano essere associati a questo evento: il prologo obbligatorio per rassicurare i concorrenti che anche se uno deve essere eliminato sono stati tutti bravissimi; il primo piano su ciascun concorrente che in attesa del verdetto comincia a sudare copiosamente, poi spegne il sorriso di circostanza ed infine inizia a piangere sommessamente; il discorso addolorato del capitano che lo elimina, sfiorando le lacrime anch'egli. Al termine ecco infine l'emissione del verdetto, la sua dignitosa accettazione da parte dell'eliminato e il consiglio/conforto degli altri giurati. Non può mancare la fatidica domanda del presentatore al concorrente eliminato - Cosa hai provato ad essere eliminato? - ed ecco, la catarsi è compiuta, il sorriso torna sul viso del nostro ex-candidato - Prima di tutto sono contentissimo di essere arrivato fin qui, ecc. ecc. - ed ecco l'addio con tanti saluti a tutti.
Attenzione, non sto dicendo che le emozioni che tutte queste persone hanno trasmesso non siano sincere, ma è fin troppo evidente come siano state progettate, provate, suggerite e amplificate oltre misura. Come se tutto ciò che conta di quella persona, che si sottopone al giudizio del dio Televoto in cambio di un possibile ingaggio di un discografico o della TV, dovesse essere tutto espresso, sfruttato e spiegato in quei tre minuti, e poi avanti il prossimo, proprio come predicava Andy Warhol.
Mi spiace, ma questo proprio non lo accetto. Guardiamo pure la televisione. Partecipiamo con trasporto o con divertimento a queste brevi estratti di vita che sia affacciano sullo schermo, ma per favore, non confondiamole con la vita vera, quella fatta anche di attese e di silenzi, di impegno e di piccole gioie quotidiane, in cui alla fine, l'unica vera giuria siamo solo noi stessi e chi vive vicino a noi.

lunedì 10 marzo 2008

Secondo passo, senza fretta

Seconda serata di zazen al nuovo dojo. Tra impegni familiari, malattie varie e tanta stanchezza ci ho messo quasi due mesi per riuscire a tornare dagli amici del Centro Tara Bianca, ma ne è valsa la pena.
La meditazione è stata molto concentrata ed ho cominciato ad imparare i ritmi del dojo. Dopo lo zazen ho cominciato a familiarizzare con gli altri praticanti davanti ad una pizza in un ristorantino vicino, veramente una bella serata.
Per ora va tutto bene. Devo solo rammentare due cose importanti: la prima è riavvicinarmi alla pratica con il mio passo, senza fretta di tornare subito in prima linea, la seconda è evitare paragoni con l'esperienza che ho vissuto quindici anni fa; del resto c'è il sigillo dello zazen a confermarmi nella mia scelta :) , ma di questo dovrò scrivere un'altra volta. Per adesso, avanti piano.