giovedì 5 maggio 2011

Una giornata perfetta

Dedicato a Roberto, Maria Grazia, Vittorio, Alessandra e Giovanna, la mia seconda famiglia.


Era un giorno ideale per restare in ozio. La temperatura mite e un cielo grigio davano alle colline dell'Oltrepo' Pavese un'aria sonnolenta, che ti faceva venire voglia di restare nel sacco a pelo. Gli amici sarebbero arrivati solo tra qualche giorno e la grande casa era semivuota, solo Roberto con la famiglia, Vittorio e io.

Roberto era già partito per andare a Milano quando mi sono svegliato e sarebbe tornato solo la sera, per cena, ma prima di partire aveva lasciato a Vittorio il programma di quel giorno - costruire la prima serra dell'orto.

Quando ero arrivato lì la prima volta non avevo nessuna esperienza di lavori manuali, solo tanto entusiasmo, ma Vittorio era un ottimo insegnante e in pochi anni ho imparato a lavorare decentemente il legno, a lavorare nel giardino e a verniciare; tutti i lavori più delicati e pericolosi invece, gas, acqua ed elettricità, passavano solo dalle mani di Vittorio.

Dopo colazione ci siamo messi a lavorare molto concentrati, senza fretta. I giorni precedenti, con tutti gli ospiti presenti, erano stati molto impegnativi e avere come unico compito della giornata la costruzione di una piccola serra ci metteva decisamente di buon umore.

Vittorio è stato il fratello che avrei scelto di avere, se non fossi stato figlio unico, e ci intendevamo alla perfezione. Con poche parole abbiamo preparato gli attrezzi e li abbiamo portati nel campo, il terreno era già stato preparato nei giorni precedenti. Era la prima serra che tiravo su e avevo qualche timore di fare pasticci, come già mi era capitato; ma vi ho già detto che Vittorio era bravissimo a farsi capire con pochi gesti e anch'io ero bravo a capire ogni sua indicazione. Lavoravamo con calma e senza fare errori, ogni tanto un sorriso o un accenno di frase, ma non ricordo che abbiamo pronunciato una sola parola per tutte quelle ore. Ci sembrava di vivere in un mondo tutto nostro, i gesti misurati, il panorama della campagna che ci circondava, il vento che nel frattempo si era alzato e ci invitava ad affrettarci. Il ricordo più incisivo di tutti è la sensazione di un perfetto equilibrio tra i nostri gesti e il mondo intorno a noi, senza la necessità di aggiungere nulla.

Solo al termine del lavoro, con la nostra piccola serra orgogliosamente in piedi, finalmente ci scambiammo una battuta. Non ricordo le parole esatte, ma il senso era quello che sto cercando di comunicarvi: la soddisfazione di un lavoro ben fatto senza nessuna aggiunta inutile.

Fu una delle poche giornate perfette che io mi ricordi ed anche una delle rare illuminazioni che credo di aver vissuto in quel luogo.

L'anno successivo mi sarei allontanato sempre più, ma con grande amicizia e affetto, dall'orizzonte del mio caro tempio Zen, sino a scomparire del tutto e ad iniziare lontano da lì una nuova vita ed una nuova avventura: la costruzione di una famiglia.

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