martedì 23 settembre 2008

Alla ricerca di occhi nuovi

Quest'estate, dopo molte esitazioni e ripensamenti, ho deciso di acquistare una nuova reflex al posto della defunta Nikon D50. Ho trovato una buona occasione e ho afferrato al volo una Alfa 200 della Sony.

Il primo impatto è positivo, vorrei solo trovare un obiettivo migliore del 18-70 di serie per avere una migliore resa della immagini, ma per questo c'è tempo.

Mi piacerebbe fare un salto di qualità alle foto che scatto, per questo sto anche modificando parecchio il mio album di Flickr.

Stay tuned!

mercoledì 6 agosto 2008

Il mio Sutra del Cuore

Su richiesta di alcuni amici in di anobii ho preparato un post sulla mia esperienza dello studio dei sutra nello Zen. Lo ripropongo anche qui sul blog con poche revisioni.

Mi è stato chiesto di provare a raccontare della mia esperienza con i Sutra, i canti/preghiera dei seguaci del Buddha. Sono tutt'altro che un esperto in questa materia, ma vorrei provare a condividere con voi ciò che ho imparato e sperimentato di persona, in particolare nella tradizione Zen.

Vedete, nella pratica dello Zen, specialmente come è stata trasmessa in Occidente, i rituali sono piuttosto contenuti, soprattutto nei piccoli centri di pratica, per focalizzare l'attenzione di tutti i praticanti sullo zazen, la meditazione silenziosa. Anche nei ritiri più impegnativi e concentrati tuttavia, i momenti della giornata sono scanditi dalla recitazione comune dei sutra. L'alternarsi di concentrazione (lo zazen), focalizzazione (i sutra) e dialoghi (i mondo) accompagna i praticanti per tutta la durata del ritiro (sesshin).

Tra tutti i sutra il più famoso, e amato è certamente il Sutra del Cuore (Hannya Shingyo per gli amici).

Potete trovare una breve descrizione del sutra e una sua buona traduzione in italiano in questa pagina curata da due competenti amici di Milano con molti anni di pratica nelle ginocchia ;)

Se volete approfondire ulteriormente ci sono anche diversi libri sull'argomento, tra cui uno del Dalai Lama tradotto in italiano, ma sinora non è ho trovato nessuno veramente iluminante al riguardo.

Il mio primo impatto con il Sutra del Cuore è stato essenzialmente rituale. Nella fretta di integrarmi al più presto nel gruppo di pratica mi sono sforzato di memorizzarlo il più in fretta possibile, e successivamente di imparare le giuste intonazioni. Anche solo in questo esercizio ho scoperto che la recitazione di questo antico canto, redatto in un misto di sanscrito e giapponese antico, ha un forte impatto sulla respirazione e la concentrazione. Gli stessi suoni sono fortemente evocativi e il loro ritmo incalzante stimola la liberazione dell'energia interiore, non ha caso lo si recita al termine dello zazen per dedicare il proprio sforzo a tutti gli esseri senzienti.

Con il tempo mi sono anche misurato anche nello studio dei contenuti del sutra. Tradizionalmente nelle sue poche righe è concentrato l'intero insegnamento di Buddha. Non so se sia proprio così, ma sicuramente il suo studio è impegnativo e piuttosto sottile. Tra l'altro nelle sue strofe si ritrova un perfetto equilibrio tra l'aspetto compassionevole del buddhismo (un punto molto difficile da spiegare senza fraintendimenti a noi italiani, allevati culturalmente alla fonte di Santa Romana Chiesa) e il suo profondo studio dei fenomeni interiori ed esteriori. Per questo tra l'altro il sutra è considerato una delle vette del buddhismo Mahayana, corrente maggioritaria a cui si rifanno tra gli altri lo Zen e il buddismo Tibetano.

Con gli anni, anche dopo aver lasciato la comunità di pratica, ho scoperto che questo canto aveva messo radici profonde nel mio inconscio. Spesso emergeva di propria iniziativa nella mia coscienza, anche nei momenti di maggior rigetto della spiritualità ha rappresentato un legame affettivo e intimo con gli insegnamenti del Buddha.

Sono passati altri anni, in cui mi sono riavvicinato lentamente alla pratica, e ho scoperto un altro aspetto dell'Hannya Shingyo. Durante la sua recitazione, anche a bassa voce nel traffico o addirittura in silenzio, si crea automaticamente e inconsciamente quello che io chiamo un gancio. E' come se il corpo, la respirazione, la mente e la coscienza si allineassero tra loro e in quei brevi istanti vivo un fortissimo richiamo ad uno stato differente. Anche se sono distratto, stanco o svogliato, iniziare la recitazione è come mostrare una cartina di tornasole del proprio sè, un forte richiamo a dare sempre il nostro meglio.

La cosa più bella che ho scoperto è che questo canto è in qualche modo parte di me e credo che lo sarà sempre, più di una preghiera e più di una citazione, una microscopica scintilla di luce che non mi lascia mai.

gassho

martedì 5 agosto 2008

Giochi d'estate

Una brezza leggera
scuote il parco giochi

i bambini alzano nuvolette di sabbia
che li carezzano
e si posano due passi più in là

padri e madri li osservano da lontano
annoiati e inteneriti
inseguendo sogni d'estate

presto
prima che giunga la sera
aprite le ali
e partiamo!

lunedì 14 luglio 2008

Bollicina di libertà

Un pomeriggio afoso al giardino pubblico vicino casa. Pochi bambini.

Piove, tutti sotto gli scivoli a ripararci!
Io e mio figlio che giochiamo a bocce sotto le scivolo, un bimbo che ci guarda - Vuoi giocare con noi? - gli chiedo.
Non sono capace - ci risponde.
Dai che ti insegniamo noi!- gli diciamo. E inventiamo altri giochi insieme.

Passa un'ora, dobbiamo andare, qualcuno ha bisogno del nostro aiuto, ma per questa volta abbiamo vinto noi e la vita ha girato come sempre dovrebbe, in armonia, senza sospetti e senza fretta... alla prossima bolla...

giovedì 22 maggio 2008

Grande confusione sotto il cielo

Gli ultimi mesi sono stati (e lo sono ancora) faticosi e complicati. Tanti problemi pratici da risolvere e situazioni da chiarire, molta azione e poca meditazione, purtroppo.
Pian piano stiamo aggiustando tutto e spero presto di potervi raccontare quello che ho imparato. In questi giorni sto usando il mio tempo on-line per mettere in ordine gli scaffali della mia libreria su aNobii, chi vuole curiosare è il benvenuto!

martedì 11 marzo 2008

Televisione senza respiro

Ieri sera, abbiamo fatto un po' di zapping in televisione, evento raro perché di solito la TV è accesa solo sui canali di cartoni animati di mio figlio. Mia moglie ha cominciato a guardare la prima puntata del nuovo show di Simona Ventura, XFactor, mentre io giocavo con Lorenzo in camera sua, poi ci siamo dati il cambio e mi sono incuriosito anch'io.
Normalmente sono molto diffidente verso i programmi televisivi, non mi piacciono le conduzioni urlate, i primi piani esasperati con lacrima automatica e tutti gli altri trucchetti strappa-ascolti di cui si abusa nei programmi, ma XFactor mi sembrava ben fatto e presentato anche in maniera simpatica, così non ho cambiato canale. La prima impressione del programma è stata di una grande professionalità, tempi serrati, ma non all'eccesso, presentazione dei concorrenti con brevi videoclip girati alle selezioni e in famiglia, giuria piccola ma di impatto (la star della TV che fa ascolto, il cantante famoso e anticonformista e la professionista del settore disposta a impersonare la cattiva di turno).
Nonostante tutto ho cominciato presto a sentirmi soffocare ed in breve ho capito il trucco. Per tutta la trasmissione non c'è un momento di stacco, le emozione dello spettatore sono continuamente sollecitate, sia che si tratti della presentazione di una canzone, di un video della famiglia o di un primo piano del dopo esibizione. Il massimo del pathos si raggiunge ovviamente nel momento in cui ciascun capitano deve decidere chi abbandonerà la propria squadra. Qui l'enfasi su ogni frase e su ogni occhiata era tale che ho voluto fare un gioco, ho guardato tutta la sequenza dell'eliminazione senza sonoro, ed in effetti non c'era bisogno di parole. In due minuti di orologio sono stati compressi tutti i messaggi che potevano essere associati a questo evento: il prologo obbligatorio per rassicurare i concorrenti che anche se uno deve essere eliminato sono stati tutti bravissimi; il primo piano su ciascun concorrente che in attesa del verdetto comincia a sudare copiosamente, poi spegne il sorriso di circostanza ed infine inizia a piangere sommessamente; il discorso addolorato del capitano che lo elimina, sfiorando le lacrime anch'egli. Al termine ecco infine l'emissione del verdetto, la sua dignitosa accettazione da parte dell'eliminato e il consiglio/conforto degli altri giurati. Non può mancare la fatidica domanda del presentatore al concorrente eliminato - Cosa hai provato ad essere eliminato? - ed ecco, la catarsi è compiuta, il sorriso torna sul viso del nostro ex-candidato - Prima di tutto sono contentissimo di essere arrivato fin qui, ecc. ecc. - ed ecco l'addio con tanti saluti a tutti.
Attenzione, non sto dicendo che le emozioni che tutte queste persone hanno trasmesso non siano sincere, ma è fin troppo evidente come siano state progettate, provate, suggerite e amplificate oltre misura. Come se tutto ciò che conta di quella persona, che si sottopone al giudizio del dio Televoto in cambio di un possibile ingaggio di un discografico o della TV, dovesse essere tutto espresso, sfruttato e spiegato in quei tre minuti, e poi avanti il prossimo, proprio come predicava Andy Warhol.
Mi spiace, ma questo proprio non lo accetto. Guardiamo pure la televisione. Partecipiamo con trasporto o con divertimento a queste brevi estratti di vita che sia affacciano sullo schermo, ma per favore, non confondiamole con la vita vera, quella fatta anche di attese e di silenzi, di impegno e di piccole gioie quotidiane, in cui alla fine, l'unica vera giuria siamo solo noi stessi e chi vive vicino a noi.

lunedì 10 marzo 2008

Secondo passo, senza fretta

Seconda serata di zazen al nuovo dojo. Tra impegni familiari, malattie varie e tanta stanchezza ci ho messo quasi due mesi per riuscire a tornare dagli amici del Centro Tara Bianca, ma ne è valsa la pena.
La meditazione è stata molto concentrata ed ho cominciato ad imparare i ritmi del dojo. Dopo lo zazen ho cominciato a familiarizzare con gli altri praticanti davanti ad una pizza in un ristorantino vicino, veramente una bella serata.
Per ora va tutto bene. Devo solo rammentare due cose importanti: la prima è riavvicinarmi alla pratica con il mio passo, senza fretta di tornare subito in prima linea, la seconda è evitare paragoni con l'esperienza che ho vissuto quindici anni fa; del resto c'è il sigillo dello zazen a confermarmi nella mia scelta :) , ma di questo dovrò scrivere un'altra volta. Per adesso, avanti piano.