domenica 6 settembre 2009

Finalmente una battaglia

Per problemi familiari anche stasera dormo a casa dei miei suoceri, per sovergliare il loro sonno.
Ormai è tardi e tutti dormono, anche la televisione. Fa caldo, le zanzare sono al lavoro e come al solito non riesco a prendere sonno. Certo, se riprendessi in mano il librone che mi sono portato prima o poi crollerei, ma non è quello che voglio stasera.

Mi tormenta da giorni una domanda - Che forma sta prendendo la mia vita? - a volte mi sembra di essere quasi invisibile, celato sotto un velo di distacco, almeno per chi non mi conosce bene. Non posso più esitare, mi resta un solo modo per andare fino in fondo a quello che mi accade.

Aggiusto d'impulso la brandina, ammucchio alcuni cuscini, punto la sveglia a faccia in giù tra mezz'ora e mi siedo in zazen. Il caldo, i rumori, gli schiamazzi notturni dei ragazzi per strada, i sospiri soffocati dei malati, tutto si fonde dentro di me. Che meravigliosa battaglia con il coniglio che mi abita, si affaccia persino il mal di gambe, buon segno!
Suona la sveglia, il mondo riprende lentamente possesso dei miei passi, un controllo nelle stanze, tutto bene, recito un sutra, finalmente con il giusto spirito.
Dedico questo zazen e questo post a tutti i miei compagni di pratica, passati, presenti(?) e futuri; che possano sempre praticare con coraggio e determinazione.

Gassho

PS: mi accorgo solo ora che la pagina sul cui retro ho scritto di getto questo post contiene una frase dettata dal mio vecchio maestro: "Sediamo in zazen per creare quel silenzio e quella verità di cui la società ha bisogno." Grazie Kengaku, non mi molli mai

venerdì 4 settembre 2009

Non sarò mai uno scrittore

E dire che in angolino della mente ci avevo davvero sperato. Ho provato prima con dei racconti, poi una fiaba, alcune poesie e persino delle bozze di sceneggiatura, ma non c'è niente da fare.
Me ne sono reso conto ieri, sfogliando le Memorie di Adriano, sono troppo introspettivo e pignolo per dare davvero vita alle parole, il massimo che riesco a fare è curare queste note ed è già un piccolo successo.

Come forma creativa mi rimane la fotografia, anche se negli ultimi mesi le ho dedicato pochissima attenzione, ma credo di avere ancora qualche chance di realizzare qualcosa.

Del resto la natura delle nostre passioni è come quella delle bolle di sapone: nascono, crescono, volano libere per un breve tratto e infine scoppiano, magari su bel prato verde; poi rinascono finché c'è il sapone e la voglia di soffiare.

lunedì 27 luglio 2009

Medita... e basta

Promemoria per me stesso: continuare a porsi (angosciate?) domande sul difficile rapporto tra la pratica della meditazione e la vita quotidiana, qualunque essa sia, è una assoluta perdita di tempo.

Ho finalmente realizzato che la pratica della meditazione non è in conflitto con nulla, è semplicemente altro; ma non è fine a se stessa. E' l'atto che più di tutti può avvicinarci al risveglio, inteso proprio come fuoriuscita dalle diecimila illusioni in cui siamo immersi senza soluzione di continuità. Proprio per questa sua natura è tanto difficile praticarla con continuità e vigore; perché al di là delle nostre migliori intenzioni è molto difficile trovare la forza di tranciare volontariamente il nostro grande Io.

Non a caso il Buddha ha sottolineato la forza del Sangha, la comunità dei monaci.

Ecco dunque il mio nuovo koan: come praticare con convinzione in mezzo al caos, con le mie sole forze?

venerdì 10 luglio 2009

Scelte al buio?

Ho terminato da pochi giorni More about La Via Lattea di Odifreddi e Valzania. Si tratta di un dialogo sulla fede e la natura registrato lungo il Cammino di Santiago. Il volume è ben scritto, i dialoghi sono pieni di spunti interessanti e riferimenti storici curiosi. Pesano un po' alcune spiegazioni scientifiche di Odifreddi, per loro natura comunque complesse (confesso che alcune le ho saltate). Lo consiglio caldamente a tutti gli appassionati di letteratura di viaggio, ma soprattutto a chi ama riflettere su questioni religiose a tutto tondo.

Terminata la lettura mi è venuta spontanea una riflessione: come è possibile che due persone aperte, istruite e sensibili come i nostri autori, che si intendono perfettamente su molti temi, divergano totalmente sulle scelte più profonde, quali ad esempio la fede religiosa e il senso della vita?

Credo che la risposta a questo interrogativo stia nel meccanismo interiore con cui affrontiamo questi interrogativi esistenziali, che tutti prima o poi ci troviamo ad affrontare. Tra i primi strumenti che abbiamo a disposizione per indagare questi temi ci sono la conoscenza storica e il ragionamento deduttivo, ma questi sono elementi totalmente razionali e non possono da soli farci trovare il senso della nostra vita.
Dopo averne fatti uso ci troviamo infatti in una sorta di sospensione del giudizio, con alcune opzioni scartate (per banalizzare - non posso prendere sul serio il culto del Fuoco) e molte altre aperte (ad esempio - Quanto impatto ha l'esempio di Gesù Cristo sulla mia vita?).
Qui il raziocinio non ci può più essere d'aiuto ed allora per orientarci ci affidiamo ad altre percezioni più sottili, legate al nostro vissuto ed all'ambiente che ci circonda, e lentamente, con molte fughe in avanti e indietro, cerchiamo di trovare la forma che più ci appartiene.
Non è un caso, ad esempio, che nei centri Zen una delle domande costantemente rivolte ai praticanti, sia anziani che novizi, sia - Perché pratichi? - per scoraggiare un appiattimento fideistico sulla sola pratica dello Zazen.

Fin qui va tutto bene, è normale che una ricerca interiore debba basarsi su molte basi non razionali. Quello che mi colpisce negativamente è vedere come, ogni giorno, sempre più persone si arrendono alla complessità del mondo che li circonda, e qui parlo di temi molto concreti come la gestione di un condominio o l'uso dell'automobile, per allargarci fino a temi più ampi come il giudizio politico o il comportamento sul lavoro. Credo che il problema grave di questi decenni sia proprio l'abdicazione di massa al ragionamento netto, non oscurato dagli interessi personali o di gruppo e dai preconcetti; l'accettazione di figure più o meno carismatiche come unici modelli di comportamento.

Per tornare al tema di apertura di questo post, forse oggi il miglior modo per fare una sincera ricerca religiosa è essere i più severi critici raziocinanti di noi stessi e del nostro mondo, in questo modo quelle poche certezze che troveremo saranno più solide e in più saremo più coscienti del mondo in cui viviamo, pronti a difenderlo per il bene nostro e dei nostri figli.

giovedì 21 maggio 2009

Il vecchio e il bambino

Questa mattina, prima di entrare a scuola, mio figlio ha intonato Il vecchio e il bambino di Francesco Guccini. Mi è uscita una lacrima, lui se ne è accorto.
Mi ha raccontato che gliela hanno insegnata a scuola. Gli ho chiesto se gli piaceva la canzone e lui mi ha risposto "Sì, ma è triste perché parla di distruzione, le case fanno fumo". Lorenzo ha 6 anni.

mercoledì 25 febbraio 2009

Siamo tutti solo uomini ordinari

In questi giorni ho ripreso in mano un vecchio testo di Dogen Zenji, si tratta di Istruzioni a un cuoco zen, una mirabile dimostrazione di come la ricerca spirituale più devota possa felicemente sposarsi con la pratica quotidiana.

Nel libro ho trovato la seguente citazione, tratta dalla prima Costituzione Giapponese, redatta nel VII sec. dal principe Shotoku Taishi, tra i primi fautori della diffuzione del Buddhismo in Giappone.

"Tutti gli uomini hanno una propria mente e la mente di ciascuno vede le cose in modo diverso.
Quando un altro ha ragione io ho torto. quando io ho ragione, gli altri hanno torto.
Io non sono necessariamente saggio e gli altri non sono necessariamente pazzi.
Siamo tutti solo uomini ordinari."

Non so a voi, ma a me questi pensieri umili, provenienti da un potente veramente illuminato, hanno fatto l'effetto di una boccata d'aria fresca rispetto a tutti gli omini di poco valore che ci affliggono quotidianamente con le loro discutibili certezze.

martedì 10 febbraio 2009

Dopo lo scontro torni il dialogo

Il corpo di Eluana Englaro si è spento stanotte, nel rispetto delle sue esplicite volontà, per quanto è stato umanamente possibile accertare. Se ciò sia stato una sospirata liberazione o un omicidio imperdonabile nessuno è in condizione di averne l'oggettiva certezza.

Ciò che è certo invece, è stato lo scempio che, di questa vicenda umana e privatissima, hanno fatto i mass-media e la politica. Il punto più basso di questa violenta appropriazione sono state quelle grida - assassini, aguzzini, torturatori - che le due opposte fazioni si sono a più riprese scambiate in Parlamento e al di fuori della clinica di Udine, urla riprese con maggior forza e convinzione, questo bisogna dirlo, soprattutto da parte dei cattolici più oltranzisti.

E adesso? Ora bisogna innanzitutto prendere atto che anche nella coscienza del nostro paese esistono almeno due concezioni e due sensibilità ben diverse sui temi della fine vita, dell'accanimento terapeutico e del testamento biologico, per non parlare dell'Eutanasia. In questa situazione qualunque soluzione legislativa che non tenga conto di entrambe le posizioni, non può fare altro che generare nuovi scontri e sottolineare le differenze ideologiche e politiche che le animano.

Questa potrebbe essere l'ultima occasione per affrontare questi temi delicatissimi con serenità e senza pregiudizi, in Parlamento come nel Paese. Spero con tutto il cuore che non si arrivi all'ennesimo muro contro muro, con le conseguenze che si sono già viste, ad esempio, sui temi del divorzio e dell'aborto.