venerdì 29 febbraio 2008

La storia di Tredicino

Quanto è bella la vita! Quanto è bella la vita! Quanto è bella la vita!
Lo ripeterò sempre ciò: mi dispiacerebbe morire giovane senza prima aver bevuto al calice di questa vita senza prima aver gustato il prelibato liquore della vita!
L'amore, la giovinezza, la lotta sono cose fatte per l'uomo.
E' inutile che l'uomo cerchi di mascherarsi sotto l'aspetto della civilizzazione: egli è sempre rimasto quello che era in principio: fare la preda di queste passioni che a parer mio sono quelle principali che reggono il mondo!

Ho trovato queste riflessioni esuberanti studiando una bella raccolta di lettere di resistenti italiani della II Guerra Mondiale. Se oggi qualcuno mi dicesse le stesse cose sinceramente lo considererei un po' troppo ingenuo e cercherei di farlo ragionare, ma dette da un ragazzo di 17 anni dopo sei mesi di guerra in montagna hanno tutto un altro sapore.

Ludovico Ticchioni, nome di battaglia Tredicino, scriveva queste righe sul suo diario l'8 dicembre del 1944, tre mesi dopo aver fatto la scelta partigiana ed essere fuggito in montagna. Ludovico era una testa calda, figlio di un ufficiale monarchico e noto in paese per la sua insofferenza ai fascisti, si era unito alla Resistenza a 17 anni contro il parere della madre. Il suo diario trasmette un infinito amore per la vita, l'Italia e l'avventura.

In questi tempi così nebbiosi, in cui tutto vediamo e così poco viviamo, le figure come la sua sembrano veramente venire da un altro mondo. Leggete cosa scrive il 17 gennaio 1945, venti giorni dopo la sua cattura da parte delle truppe repubblichine.

Sono sicuro che oggi
sarà il mio ultimo
giorno di vita.
Non mi importa
di morire.
(archivio INSMLI)

Ludovico oggi avrebbe 81 anni, esattamente il doppio della mia età. Se fosse ancora con noi mi piacerebbe parlargli, chiedergli cosa ne pensasse delle sue parole infuocate di allora e se fosse riuscito a mantenere acceso il fuoco della sue passioni per tutta una lunga vita. Ma Tredicino non poté realizzare i suoi sogni. Un mese dopo la sua ultima lettera fu fucilato a tradimento dai fascisti con il suo coetaneo Gino Villa, entrambi ancora minorenni, a pochi mesi dalla fine della guerra.

Fonti:

Generazione ribelle - Diari e lettere dal 1943 al 1945 (A cura di Mario Avagliano)
Einaudi Editore

Archivio INSMLI

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